FAREWELL MARJAN... Marjan, the one-eyed lone
lion is no longer the king of
Kabul zoo
PICTURES from the grenade attack!
YTZHAK, ULTIMO EBREO D'AFGHANISTAN: "MA IO NON SCAPPO" (28 LUGLIO 2000)WW>Lorenzo Cremonesi copyright and courtesy of Corriere della Sera
460585 Combattente Taleban
Nel Paese Governato dai talebani fondamentalisti sopravvive una sola sinagoga nella città di Herat Ytzhak, ultimo ebreo d'Afghanistan: "Ma io non scappo".
L' abitazione è una stanza buia che fa da camera da letto e da cucina, muro a muro con l'antica sinagoga. Una costruzione polverosa, vuiota, semiabbandonata nel centro di Herat, il capoluogo dell'Afghanistan occidentale. Ci vive il 55enne Ytzhak Levi: una reliquia della storia: l'ultimo ebreo residente nel paese governato dai talebani islamici, dove, in nome del Corano, i termini "minoranza" e "diversità" sono sempre più tabù. Ytzhak Levi lo sa bene, lo ha provato sulla sua pelle dopo essere stato per 40 giorni nelle prigioni degli "studenti coranici" a Herat. "In quel periodo sono stato costretto a recitare i versi di Maometto e persino a convertirmi all'Islam sotto la minaccia della forza", dice ai rari giornalisti che sono riusciti ad entrare in contatto con lui.
Ancora ai tempi dell'invasione sovietica, nel 1979, la comunità ebraica in Afghanistan contava un'ottantina di famiglie. Erano gli ultimi discendenti del pugno di ebrei iraniani che circa 200 anni fa immigrarono nel Paese, inclusi gli antenati di Yzthak Levi. Il colpo finale alla vita della piccola comunità venne però sferrato dai talebani al tempo della loro vittoria a Kabul, 4 anni fa. La guerra civile, le lotte feudali, l'impunità criminale delle bande di fuorilegge fecero il resto. Come è avvenuto spesso negli ultimi anni per le comunità ebraiche in Medio Oriente, specie le meno numerose anche se antiche, cominciò l'esodo verso Israele e il mondo occidentale. Qualche anno fa fuggirono anche la moglie ed i 5 figli di Yzthak Levi. Ma lui no: "Non voglio abbandonare la sinagoga ed il nostro cimitero. Se partirò io, chi curerà i morti? Chi si occuperà di questo edificio?", spiega.
La sua decisione pare irreversibile. Molti in Israele gli hanno già offerto finanziamenti e cooperazione per facilitare l'emigrazione. Levi si è sempre rifiutato. Tra gli stessi afghani sono in tanti a dargli del folle. A Kabul i rari occidentali ricevono continuamente richieste di aiuto alla fuga. Ma i confini sono chiusi, le linee telefoniche con l'estero tagliate, i trasporti difficili. E chi aveva i mezzi per farlo, è già scappato da un pezzo.
Farewell, good ol' Marjan... The lone king of Kabul zoo succumbs to his age at 48, after surviving years and years of deprivations and symbolizing to kabulis the spirit of resiliency itself Well.....that's sad news, indeed. To my eyes, Marjan symbolized hope. However, in thinking about that dear old lion's death I choose to believe that when he heard the swoosh of kites flying over Kabul, heard the roars from the football stadium, experienced the renewed sounds of music in the air and heard the click-click of chess pieces being moved around chessboards....well, the old guy knew that there was plenty of hope around and it was okay for him to let go and fly off, amid kite strings, to wherever it is the spirits of animals go.
Peace to you Marjan and peace to Afghanistan.
[Diana Smith, via the Internet]