Postcards From Rwanda: Il Futuro è una Montagna di Lamiera
DEATH OF A HERO
Ahmed Shah Massud
> TRIBUTEWi> INTERVIEW
> MESSAGE TO THE
PEOPLE OF THE USA

NEW YORK, NEW YORK!
Tribute to
a defaced city
FAREWELL MARJAN...
Marjan, the one-eyed lone
lion is no longer the king of
Kabul zoo
PICTURES from the grenade attack!
Dear Visitors, these next pages are a heartful tribute to Maria Grazia Cutuli, sweetest friend, valued travelmate and skillful writer for Corriere della Sera, major italian newspaper, who was ambushed and killed by unknown assailants on November 19 2001, while traveling from Jalalabad to Kabul (Afghanistan) together with colleagues Julio Fuentes (spanish newspaper El Mundo), Harry Burton and Hazizullah Haidari (cameraman and photographer, Reuters).
>PICTURE GALLERY
>AUDIO CLIP her last report from Peshawar [ Corriere.it ]
>VIDEO recovering the journalists' bodies [New York Times - Associated Press]
How colleagues journalist and friends >REMEMBER her
Pages from italian and international >PRESS
>REPORTS about the ambush
>STORIES we published >TOGETHER (her writings, my pictures)
>ALL THE STORIES
IL FUTURO E' UNA MONTAGNA DI LAMIERA (1998)
>Maria Grazia Cutuli


50132 Jean de Dieu al lavoro nella sua botteguccia di lattoniere alla periferia di Kigali

Gli ultimi capannoni della zona industriale di Kigali si perdono tra le colline, in mezzo a piste sterrate e campi di banane. Jean de Dieu sta sul ciglio della strada, accanto a pezzi di lamiera accatastati. Alle sue spalle c'è quello che lui indica come l'"atelier". E' in realtà sono una baracca, piantata su un terreno melmoso cosparso di rifiuti. Ma per il ragazzo è metà del suo mondo. E' il posto dove lavora, martella, forgia, trasforma la lamiera in piccoli fornelletti da vendere al mercato. Trecento amafaranga l'uno, vale a dire un dollaro a fornello. Ogni giorno ne vende da 6 a 10. Ed è tutto quello che Jean de Dieu Harerimana a 15 anni può racimolare per sopravvivere lui e per far sopravvivere gli altri: i due fratellini e la sorella, rispettivamente di 8, 7 e 6 anni. L'altra metà del mondo di Jean de Dieu è infatti questa famiglia che si è trovata sulle spalle dopo il genocidio del 1994, diventando senza volerlo uno dei 60 mila ragazzini destinati a cambiare la tradizione sociale del Ruanda e a reggere da soli le sorti di una casa e il futuro dei più piccoli.
Jean de Dieu, come tutti i bambini del Ruanda che hanno vissuto il genocidio, non ama ricordare né tantomeno raccontare l'orrore al quale è sopravvissuto. Tutto quello che gli si strappa di bocca è un'affermazione: "Sì, i miei sono stati uccisi nel '94". E poi, a fatica il resto: "Io ero solo in casa e ho deciso di scappare per andare a trovare mia nonna a Butare, a sud di Kigali. Ho camminato per una settimana. Ma dalla nonna c'erano i miei fratellini e volevo sapere come stavano, se erano ancora vivi". Li ha ritrovati. Ma la nonna era troppo vecchia per prendersi cura di loro. "Così siamo tornati tutti e quattro a Kigali e ho portato i fratelli al Comune per chiedere un aiuto. Ma la nostra casa era distrutta e mi sono dovuto mettere a cercarne un altra". Qualcuno, "un benefattore" lo chiama lui, gli ha messo a disposizione una casupola spoglia che sta a un centinaio di metri dal posto dove lavora e qualcun'altro, i volontari dell'associazione ruandese Barakabaho, l'hanno aiutato a inserirsi nell'atélier. I fratelli e la sorella studiano. Lui no, dice. Ormai è troppo grande e poi deve pensare a tutti. "Soprattutto a procurare da mangiare e a trovare i vestiti per i tre bambini che vanno a scuola. Cucinare non è un problema... C'è una ragazza, una vicina che viene a mezzogiorno a preparare per qualche amafaranga al mese". Il futuro per Jean de Dieu è una montagna di lamiera: "Tanta lamiera, più di quella che riesco a procurarmi adesso. Per costruire più fornelli e per venderne centinaia, migliaia. Così un giorno potrò diventare un imprenditore. E aprire il mio atelier".

AFGHANISTANW>>
Maria Grazia Cutuli
sketch courtesy and © F.Sironi

AFGHANISTANW>>
Farewell, good ol' Marjan...
The lone king of Kabul zoo succumbs to his age at 48, after surviving years and years of deprivations and symbolizing to kabulis the spirit of resiliency itself

Well.....that's sad news, indeed. To my eyes, Marjan symbolized hope.  However, in thinking about that dear old lion's death I choose to believe that when he heard the swoosh of kites flying over Kabul, heard the roars from the football stadium, experienced the renewed sounds of music in the air and heard the click-click of chess pieces being moved around chessboards....well, the old guy knew that there was plenty of hope around and it was okay for him to let go and fly off, amid kite strings, to wherever it is the spirits of animals go.
Peace to you Marjan and peace to Afghanistan.
[Diana Smith, via the Internet]

AFGHANISTANW>>
INTERVIEW
with A. S. Massud
ENGLISH
••ITALIAN

EX-JUGOSLAVIAW>>
AFGHANISTANW>>
SIERRA LEONEW>>
PORTFOLIO
Children at War


SIERRA LEONEW>>
We welcome landslide
re-election of
President Khatami!

PORTFOLIO
Iran, New And Blossoming

KOSOVOW>>

SUPPORT FREE PRESS
IN IRAN !

All documents in this website copyright © A. Raffaele Ciriello 1989 - 2002
Postcards From Hell, War / Conflict Photojournalism © 1999-2001
All Rights Reserved.
This website's contents may not be published, reproduced, or distributed in print or electronic
and / or digital media without the express written consent of the Author.

PRIOR TO ANY DOWNLOAD PLEASE READ COPYRIGHT INFOS